Tuning dell’ebike: dalla Germania importanti voci contrarie Elvezio Sciallis 16 Marzo 2017 Bike News Era solo questione di tempo prima che arrivasse questa decisa presa di posizione caldeggiata da più parti: la tedesca AG Fahrradwirtschaft (AGF) si è nettamente schierata contro la controversa pratica dello speed tuning dei motori elettrici in un comunicato stampa emesso all’inizio di marzo. Alterare i motori elettrici delle pedelec è una pratica sempre più diffusa che incontra il favore di quei ciclisti che giudicano come troppo basso il limite di 25 chilometri orari e, in assenza di cambiamenti nella legislazione, scelgono di procedere fuori dalla legge, con risultati ed effetti potenzialmente molto pericolosi. Anche il noto sito ebike-mtb.com ha dedicato un ampio articolo sul fenomeno del tuning delle bici elettriche. AFG è una sigla che riunisce associazioni e organizzazioni dell’industria delle biciclette elettriche, dai produttori ai rivenditori, passando per ciclofficine e vari addetti al settore, e si è detta preoccupata da la mancanza di regolamento che rischia di mettere in pericolo sia l’utente finale che la diffusione stessa di ebike, emtb e veicoli simili. Queste, per punti salienti, le proposte avazate dall’organizzazione: Il settore industriale che produce ebike, rappresentato dallo ZIV (Zweirad-Industrie-Verband) deve assicurarsi che siano rispettati tutti i requisiti di sicurezza inclusi nello standard europeo EN standard 15194/2017. I produttori devono continuamente migliorare i loro sistemi per renderne l’alterazione quanto più difficile possibile. La stampa specializzata dovrebbe schierarsi con decisione contro lo speed tuning e sottolinearne le conseguenze legali. Occorre aumentare la coscienza, sia nei rivenditori che nei ciclisti, dei rischi e pericoli insiti in questa pratica. AFG incoraggia chiunque nella catena distributiva del settore ebike a informare sulle conseguenze legali dello speed tuning. Sia in occasione di incontri che nelle pubblicazioni, i membri AFG dovranno informare sulle conseguenze delle violazioni di questo codice di condotta. AFG fornirà regolarmente le più recenti informazioni sulla tematica in occasione di eventi che coinvolgono le varie realtà del settore. AFG fornirà sia ai rivenditori che ai ciclisti informazioni riguardanti l’obbligo di immatricolazione per le speed ebike. L’aspetto centrale della questione, a nostro modo di vedere, non deve essere quello del divieto, che raramente porta a risultati efficaci, quanto quello della produzione di una legislazione adeguata, che tuteli sia i produttori che i consumatori. Accanto a nuove legge deve anche avviarsi un processo di informazione che ribadisca il fatto che il tuning produce dei veicoli equiparabili a ciclomotori, con conseguenti obblighi di immatricolazioni, uso del casco e tutto quel che ne consegue. Esistono ormai in commercio molti kit che permettono con poche, semplici mosse di aumentare l’assistenza alla pedalata dal limite dei 25 chilometri orari fino a 50 (uno dei più noti è il SpeedUp GHOST) e non appare per nulla semplice contrastare il fenomeno. A fronte di una tale diffusione, schierarsi semplicemente contro e parlare soltanto di divieti e multe è un po’ come chiudere la stalla quando i buoi sono scappati, senza nemmeno pensare alle forti difficoltà oggettive che comporterebbe un processo di controllo capillare sulle biciclette elettriche “truccate”. Lo speed tuning non è illegale se si viaggia solo su strade o piste private, ma su strade pubbliche può portare a gravi conseguenze. Meglio quindi pensare a meccanismi di limitazione del danno e la conoscenza, la diffusione sempre maggiore della cultura del ciclismo in ogni suo aspetto è l’arma fondamentale. Un ciclista informato è un ciclista che conoscerà meglio sia quel che sta facendo che le sue conseguenze e tale informazione si trasformerà in un minore tasso di rischio. È di cruciale importanza che questa iniziativa di AFG, che propone una serie di mosse concrete atte a contrastare il fenomeno, non rimanga isolata e serva d’esempio ad altre associazioni dei vari Paesi europei, di modo che si possa sviluppare pressione sia nei confronti dei legislatori che degli organismi di stampa per procedere a una regolamentazione ponderata, che non sia frutto di emergenze e allarmismi. Ed è importante che ciò avvenga a livello europeo più che attraverso azioni isolate a livello delle singole nazioni.