Avevo 4 anni quando ho visto la mia prima bici, non un triciclo ma una bicicletta a due ruote!

In un caldo giorno estivo lo zio Totò da Torino, che sempre portava regali ai nipoti, questa volta dal baule della fiammante Giulia Alfa Romeo, tirò fuori una due ruote da 20” e coperture bianche, WOW!

I miei fratelli maggiori tolsero subito le rotelle, mi spiegarono che per tenere l’equilibrio dovevo pedalare, che sarebbe stata quella catena lì a far girare le ruote e che sarei andato avanti se avessi girato i pedali, per far girare la catena, tutto chiaro insomma… Ma giusto per iniziare a capire mi lanciarono dalla cima della collinetta dietro casa! Fu il mio battesimo sulla bicicletta e l’inizio della breve carriera da downhiller.

Da allora nulla è cambiato: io sempre steso per terra e la bici mossa grazie ad una invenzione che conta più di 100 anni di età: la catena! Da quella rivoluzionaria invenzione da attribuire a Leonardo da Vinci e poi applicata alla bici dall’orologiaio francese A. Guilmet – che permise la nascita delle moderne biciclette e delle moto – altre se ne sono succedute nella storia delle nostre due ruote: i cambi, gli pneumatici da mtb, le forcelle ammortizzate e le recenti ruote da 27,5” e 29” nelle mountain bike… Ma, davvero, quale innovazione hanno portato queste “novità”?

La bici è sempre quella, cambia poco. Le forcelle sì, hanno ampliato di una buona percentuale l’utilizzo della bicicletta declinandola per vari usi più o meno estremi, di sicuro hanno permesso maggior sicurezza ma anche velocità più elevate.

Ma parliamoci chiaro, guardiamoci negli occhi: quale innovazione radicale c’è stata recentemente nella bici?
La mia opinione, ma non solo la mia, è che non c’è stata una vera rivoluzione. Negli ultimi anni, dopo la rivoluzione e il boom nelle mountain bike innescato dalla famelica creatività e follia – stay hungry, stay foolish – di 3 capelloni americani (Kelly, Fischer, Ritchey) nulla s’è più mosso nello sviluppo creativo del nostro mezzo, se non le geometrie di qualche misero centimetro.

Ed ecco che arriva lei: la “bici elettrica” come la chiamano in tanti, ma che correttamente si definisce bici a pedalata assistita. Forse ancora non si è percepito, tantomeno in Italia, ma questa bici ha un potenziale elevatissimo.
Personalmente sono convinto che la ebike è realmente l’innovazione che il mondo delle due ruote aspettava da tempo, si presenta come quel passepartout che apre porte ad oggi ancora inesplorate, ormai chiuse o mai aperte alla bicicletta e a molti suoi appassionati.

La prospettiva di utilizzo e di sviluppo di questo mezzo sono enormi!

Basta pensare alle possibilità che questo mezzo concede a chi, per condizioni fisiche o solo per pigrizia, si è allontanto dalla bicicletta; o chi per esigenze di lavoro trova nella bici a pedalata assistita l’ottimale soluzione per lunghe percorrenze. E questo tenendo sempre conto che il movimento fisico c’è e con grande vantaggio del benessere personale!

La settimana scorsa un mio caro amico, coetaneo e purtroppo non in forma smagliante – concedetemi l’eufemismo – ormai assuefatto alla postura da scrivania e computer, mi ha chiesto di procurargli una ebike, voleva provare a tornare in bici… Ebbene, mi ha richiamato al telefono poche ore dopo avere ritirato la bici investendomi con un’euforia da teenager ringraziandomi e dicendomi che era l’uomo più felice del mondo: era riuscito dopo 40 anni a percorrere in bici la salita che porta a casa sua!

Ma non finisce qui, lo sviluppo di questi mezzi è sempre continuo e compie passi da giganti: sia i sistemi motore/batteria sia le bici, i cui telai vengono ormai progettati specificamente per essere “ibride”, subiscono innovazioni quasi quotidiane dalle grandi case produttrici di bici! Ad EuroBike 2013 abbiamo visto modelli di ebike splendide, progetti veramente stupefacenti con pesi complessivi al di sotto dei 15 kg! Biammortizzate da enduro o trail che non hanno niente da invidiare alle bici senza batteria.

Non ho ancora finito: la batteria elettrica potrà presto essere sostituita dalla propulsione ad idrogeno!
Io ci scommetto: 10 milioni di cinesi che vanno in bici elettrica non possono avere torto! Non è un sogno, presto le nostre città potranno svuotarsi dagli inquinanti e dannosi autoveicoli e solo un ronzio ci accompagnerà per le strade.

Salite in sella, la rivoluzione è iniziata!

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A proposito dell'autore

Da sempre un grande appassionato di natura e bici e accanito difensore dell’ambiente. Lavora come organizzatore di bike tour con il suo Coast2Coast in tutta l'area del Mediterraneo, inoltre da anni collabora come freelance per alcune delle più importanti riviste di mountain bike italiane.