Coast2Coast Tunisia: un tour nel deserto con la mtb elettrica Alessandro Tedesco 21 Gennaio 2014 Bike News Erano 2 anni che volevamo organizzare un viaggio in Tunisia, tutto pronto nel 2010 quando scoppiarono i primi disordini e poi la “primavera tunisina”, oggi naufragata nell’ordinaria confusione politica di una democrazia manovrata da architetti sovranazionali… L’occasione di tornare in Tunisia è nata grazie all’amicizia con Tarak Basly, splendida persona e grande appassionato di bici ora partner Coast2Coast. Ma c’era qualcosa che non andava: la mia condizione atletica! Come avrei potuto affrontare il deserto pietroso (hammada), il deserto sabbioso (il Grande ERG Orientale), e il caldo sahariano con un allenamento blando da uscite domenicali con gli amici? Non c’era che una soluzione: la Bici Elettrica! Così chiamo Emilio (Lombardo S.P.A. ndr) e gli dico “Emilio, devo andare in Tunisia, mi presti una ebike da testare?”. Non si fa pregare e subito mi mette a disposizione una fiammante eSestriere per il mio viaggio. Sono a posto! Ma come sarà mai una ebike, sebbene mountain bike, su un fondo così difficile come quello del deserto tunisino e per giunta carica di zaino fotografico e annessi??? Prologo Palermo. Porto, ore 23.00, è diluvio universale; iniziamo le operazioni di imbarco. Le macchine dei tunisini sfidano gli architetti di Babele: intere case con accessori e mezzi di locomozione sono compattate sui tetti sfidando qualsiasi legge della fisica. L’arrivo a Tunisi è in orario, le pratiche per lo sdoganamento sono incomprensibilmente infinite: siamo una pallina in un flipper tra le “case sulle automobili”; ogni TILT, imbuchiamo un “cadeau”… Passiamo al livello successivo! Il fuoristrada, un minibus e il furgone iniziano il viaggio verso Matmata.[/column] Capitolo 1: da Matmata a Ksar Hallouf È il primo giorno che userò per un lungo tragitto la mia eBike. Dopo avere assicurato l’attrezzatura foto e video sul portapacchi posteriore e aver controllato che tutto sia in ordine partiamo alla volta di Ksar Hallouf, una fortificazione realizzata nel mezzo del deserto roccioso tra Matmata e Tatouine. Settantacinque chilometri e molti villaggi da attraversare. Con la mia bici prendo subito confidenza, sebbene il carico ne squilibri il baricentro; il primo tratto è in asfalto ma nella parte in fuoristrada il comportamento è egregio e la pedalata assistita funziona a meraviglia: niente di meglio per un biker fuori allenamento e un carico non indifferente: tra bici e bagagli siamo ben al di sopra i 30 Kg! Dopo la parte di saliscendi inizio ad alternare la “mia pedalata” alla pedalata assistita, così che l’energia possa essere sufficiente per tutta la tappa. Come pensavo questi luoghi visitati con un mezzo “slow” come la bici sono tutti da gustare: li vivi pienamente catturandone i colori, le forme, assaporandone gli odori, apprezzando la popolazione, vivendo con loro scorci di vita quotidiana che mai potresti far tuoi con mezzi motorizzati. La sera siamo ospiti in una abitazione berbera con cena all’aperto nella Tenda dei nomadi. Il risveglio ai piedi della fortezza di Ksar Hallouf è stato stupefacente: ci siamo ritrovati immersi in un’oasi fitta di palme: la sera prima, confusi per i biker dispersi nel deserto e traditi dal buio non abbiamo notato quello che ci circondava… Così, estasiati da tale meraviglia saliamo in sella per affrontare un ulteriore passo verso il Grande Erg Orientale. Ma prima, una visita al castello: lo Ksar, in cima ad una spianata su una collina che sovrasta l’oasi. Capitolo 2: da Ksar Hallouf a Tatouine Dopo un’estenuante tratto fuoristrada in salita i ragazzi si fermano stremati all’ombra di un solitario Carrubbo mentre io sfuggo ai loro improperi continuando a “pedalare” in sella alla mia eSestriere. È un susseguirsi di villaggi e vita quotidiana: Beni Kedeche, dove siamo stati “rapiti” dalla folla che invadeva le strade animate dal mercato locale e nel paese camioncini che sfidano il tempo, vengono caricati di capre e pecore: qui è il periodo della commemorazione del Sacrificio di Abramo, i “Giorni dell’Adi” e per questi animali non è una “festa”. E poi Ksar Haddada, El Mecha, El Peroh, Ksar Ouled Soltane, Gomrassen, villaggi ora dormienti ora pieni di vita, di donne che girano sui Motobecane, che chiamano a raccolta i loro bambini per portarli lontano dalla nostra vista, di uomini intenti ai lavori edili, di scolaretti che, soli, percorrono a piedi kilometri e kilometri per raggiungere la famiglia. Con la mia nuova ebike mi ci trovo a meraviglia, fare la guida nei bike tour non è semplice, devi sempre tenere sotto controllo il gruppo e c’è sempre qualcuno che resta indietro oppure che troppo “vivace” scappa avanti e si perde. E quindi il mio compito è di tenere compatti tutti i partecipanti andando a ripescare gli “smarriti”, missione resa ora molto più agevole dalla pedalata assistita! Metteteci pure la mia non smagliante condizione fisica e capirete la mia devozione a San Pedelec. Così, tutto fila liscio e ben prima del tramonto arriviamo alla nostra meta, Tatouine, la più grande città del sud della Tunisia, dove, questa volta, la comodità ci attende: stanze con doccia e una meravigliosa piscina; tutti ci rilassiamo paghi di un’altra tappa faticosa ma affascinante e misteriosa… Capitolo 3: da Tatouine a Douiret Verso Guermessa la strada è tutta asfalto, 10 km rilassanti e dopo avere attraversato la città nuova un altro Ksar si staglia di fronte a noi: il ricamo che orla la cresta della collina è, come nel villaggio di Ksar Hallouf, il lascito denso di attività sociali, culturali e religiose, delle antiche popolazioni, in queste zone. Mentre il Gruppo visita l’antico paese, io cerco di scalare la salita verso gli Schifa (i corridoi su cui si affacciano le abitazioni) con la mia ebike: 300 mt di ripido completamente dissestato e pietroso con pendenza maggiore del 25% riesco a percorrerlo in sella dove gli altri spingevano a mano! ma fino ad un certo punto: capitolo sugli scalini e con enorme dispendio di energia (per questi exploit si sceglie la modalità Sport che imprime un’assistenza più decisa, circa il 200%, ma che consuma il triplo rispetto alla modalità Eco!) Raggiungiamo la Valle dei Sette Dormienti e poi Chenini: anche qui lo Ksar, ma questo è per buona parte abitato. È un luogo magico, dove ancora le famiglie vivono nelle caverne, e non sembra essere cambiato tanto nei millenni. Se non per la contaminazione occidentale che più delle parabole devasta questo territorio con plastica e lattine. Chenini, racchiusa in un semicerchio al cui centro, in alto, è incastonata la Moschea. Mentre con la guida locale Mohammed si parla dello “stupefacente single track”, il “sentiero sacro” a mezza costa che si arrampica sulla cresta della collina per poi, attraverso l’altopiano, giungere a Douiret, io vengo rapito da questi luoghi magici; lascio la macchina fotografica per abbandonarmi e sentirmi parte di questa storia. I biker partono per il sentiero, un cammino lungo, di 3 ore, la maggior parte con bici al passo; purtroppo qui vengono le note dolenti per il mio mezzo a pedalata assistita: il percorso è una scalata sulla parete della collina che porta sull’altopiano che io non posso affrontare per il peso della mia ebike. Li seguiamo fino al Grande Fico ai piedi della “prima sorgente”. Ci reincontreremo al “Residence” di Douiret, dove estasiati e smarriti ci racconteranno di avere vissuto un’esperienza unica: dalla rupe che arriva alle spalle del paese il paesaggio è stato sconvolgente, ipnotico: l’incontro con le famiglie che ancora vivono nelle grotte fa ritornare a un passato in cui il villaggio era vivo con il fermento di umanità di un tempo con una vita politica sociale ed economica pervase da quello spirito universale e religioso tuttora percepibile… Capitolo 4: da Douiret all’Oasi di Ksar Ghilane Due ore di sonno, forse; il tratto in asfalto è breve, circa 15 km a ritroso per Chenini, poi la deviazione per la pista verso Ksar Ghilane. È subito deserto, ma non totalmente sabbioso, misto: la traccia inizialmente è in quota, circa 350 metri e permette anche alle bici di essere percorsa. Ci addentriamo, capiamo che non sarà una semplice pedalata, neanche per me che sono assistito dal motore elettrico Bosch. Percorsi i primi chilometri il panorama non varia, solo pietre e deserto, sabbia e cespugli qua e là; fortunatamente il cielo è velato e il sole non insiste con violenza su di noi. Ma si sente, si sente nella nostra gola sempre secca e non basta bere in continuazione, dobbiamo tenere l’acqua in bocca per potere trovare un po’ di sollievo: è tanta l’acqua che beviamo, più di un litro ogni 10 chilometri. Ogni tanto ci tocca scendere dalla bici, i banchi di sabbia sono più numerosi e occupano la pista anche per lunghi tratti, la ebike mi assiste alla grande anche se con modalità Tour, e rischio di consumare tutta l’energia… ma procedo anche sulla sabbia.[/column] Ci fermiamo dopo aver percorso circa 50 km, come allucinati: abbiamo negli occhi e impresso nella mente solo il nulla, niente, il vuoto dipinto di giallo. Il deserto. È una piccola casetta su un promontorio, fermi ci sono dei dromedari che pascolano; anche noi mangiamo qualcosa, un pranzo necessariamente molto fugace: pane tonno e cipolla sul fuoristrada… Non si vede alcuna oasi all’orizzonte, Ksar Ghilane è ancora lontana, 35 chilometri. Ancora. Devo cambiare la batteria, me ne sono portate due per ogni evenienza e quella che ho a bordo ha poco carica, ne resta solo 1/5: le condizioni di utilizzo sono al limite con una temperatura di 40°, un fondo sabbioso che rallenta notevolmente il passo e il peso del mezzo carico superiore ai 35 kg. Quindi la sostituisco con la batteria che tengo nel fuoristrada d’assistenza. Bé, con la mia ebike a pieno regime e sicuro di farcela esagero anche un po’ e mi diverto a superare alcune alte dune di sabbia che obbligano gli altri a scendere dalle bici; io in modalità d’assistenza Sport e del manico nella pedalata provo l’emozione di surfare su un fondo impossibile per le nostre 2 ruote! tant’è che anche i più scettici nei confronti del mio”mostro” decidono che è il caso di provarlo… E naturalmente è stupore! 9 ore di bici, 85 chilometri percorsi di cui 70 in pieno deserto; siamo provati fisicamente ma, soprattutto, svuotati mentalmente. Ognuno di noi, ho scoperto dopo, non aveva che il desiderio di acqua frizzante e un buon boccale di birra. A fiumi! O meglio, la nostra meritata “piscina” d’acqua sorgiva dove tutti ci tuffiamo e sguazziamo per tutta la serata. L’impresa è compiuta! Epilogo Ore 20 locali siamo arrivati a Sousse. Ho viaggiato sul fuoristrada con Vittorio, Franco sul furgone con Tarak, i biker sul Minibus. Con me la fida mtb elettrica Lombardo eSestriere, la mountain bike a pedalata assistita che mi ha condotto per strade impervie e deserti a scalare vette e scoprire leggende in una spettacolare esperienza di un “viaggio nel tempo”. Dopo 7 ore di viaggio senza sosta giungiamo a Sousse dove siamo ospiti in un hotel che porta il nome mitico di Annibale: qua è tutta Storia, dovunque ti giri respiri millenni di vicende epiche e antichità e avvenimenti e misticismo e favola… Cena al ristorante dell’albergo sistemazione dei bagagli e delle bici nei mezzi e domattina transfert chi all’aeroporto chi al porto di Tunisi: si torna a casa! Conclusioni Sfiniti ma tutti felici di aver realizzato un viaggio magnifico e una piccola impresa: abbiamo attraversato il deserto roccioso e sabbioso, che ha messo a dura prova la nostra resistenza prima con le pietre quarzose e taglienti che mai lasciavano a riposo le nostre braccia e, soprattutto, il nostro “sacro” deretano. E poi con il caldo secco e i banchi di sabbia che appesantivano enormemente il passo. Abbiamo vissuto come i trogloditi nelle loro case millenarie, gli Ksar, le fortezze con le loro costruzioni ad alveoli di forma ovoidale sovrapposti uno sull’altro, dove gli abitanti nascondevano i loro raccolti; e ancora, solcato sentieri che mai avevano visto le due ruote: sentieri sacri, che da tempo immemore vedono la popolazione percorrerli per compiere i loro antichi rituali. E siamo stati rapiti da panorami, neanche a dirlo, mozzafiato: il deserto di pietra e tutt’intorno le basse colline dalle cime piatte erose nei millenni dal forte vento; sulla spianata, le tende dei nomadi, le pecore, i dromedari al pascolo. Quello che ho visto in questo Viaggio in Tunisia, nella Terra dei Trogloditi non è quello che “sento”: “l’essenziale è invisibile agli occhi, ma lo si sente con il cuore”. Considerazioni Oggi, che sono qui che scrivo davanti al mio monitor, ho impressi sugli occhi quei momenti quei posti quelle zone quei bambini quella gente che spesso mi hanno lasciato senza fiato a vagare tra i pensieri a guardare e scavare nel mio intimo come raramente avevo fatto e non importa essere credenti o religiosi, lì c’e la Storia dell’uomo di cui io mi sono sentito parte, lì c’è l’essenza della vita, che io mi sono sentito dentro, lì dove tutto è essenziale, se non nulla. Un doveroso Grazie a Lombardo Bikes e BUFF, Ortlieb e FSA per avere permesso a me di realizzare questo viaggio in sella alla mia amatissima bicicletta, una eSestriere, una Mountain Bike a pedalata assistita, che mi ha davvero assistito e condotto fedelmente, con l’ausilio del suo motore elettrico Bosch, senza mai tradirmi attraverso questo fantastico sogno da mille e una notte. https://www.youtube.com/watch?v=C78ICGclI60