Domenico Cassius TedescoBici elettrica 2016: facciamo il punto della situazione Alessandro Tedesco 9 Marzo 2016 Brainstorming Nei giorni scorsi ho avuto l’opportunità di scambiare quattro chiacchiere con un amico che lavora da vent’anni nel settore ciclo, un profondo conoscitore della materia ciclistica sia dal lato editoriale sia da quello industriale. Lo chiameremo “Marzio”, per il motivo che ora spiegherò. Marzio oggi lavora per una grossa società molto importante nell’ambito delle bici elettriche e ha risposto alle nostre domande chiedendo però di restare anonimo, a causa delle policy interne aziendali. Leggendo l’intervista capirete perché non mi sono fatto scappare l’occasione per confrontarmi con lui su alcuni aspetti che ritengo interessanti sul mondo delle ebike e sulla loro evoluzione. Abbiamo ampiamente discusso sul mercato delle elettriche, ma anche su alcuni aspetti specifici dei motori centrali (mid drive) che equipaggiano la maggior parte delle bici con sistema elettrico, sui termini specifici, sugli sviluppi e sulle mountain bike elettriche. Il risultato è stato, come sempre, utilissimo per me e credo lo sia anche per voi. BiciLive.it: Ciao Marzio, ci siamo visti ad Eurobike 2015 e la bici elettrica la faceva da protagonista, pensi stia iniziando la sua fase di maturazione nel mercato europeo? Marzio: Mi permetto una piccola precisazione prima di iniziare, le pedelec erano le protagoniste, cioè tutte quelle bici che rientrano sotto la normativa europea che prevede la limitazione del supporto alla pedalata a 25 km/h, sensore di coppia e una potenza massima di 250W. Il termine “bici elettriche” comprende invece un po’ tutte le tipologie, anche quelle con potenza superiore, acceleratore al posto del sensore di coppia per attivare o disattivare l’ausilio e tutte quelle forme di assistenza non omologate. Le pedelec quindi erano sicuramente le protagoniste delle ultime fiere di fine estate, in tutta Europa, ma siamo solo agli albori di quello che sarà lo sviluppo che avranno nei prossimi anni. La maturazione potrà esserci solo quando il mercato le avrà recepite come reale alternativa comprendendone le effettive potenzialità. In Italia vengono ancora troppo spesso collocate tra gli “strumenti di riabilitazione” per chi ha subito interventi o per chi è troppo “anziano” per tenere il ritmo delle giovani leve. Le ebike invece sono dei veri e propri “esaltatori di sapidità” capaci di divertire molto di più di una bici normale, regalando soddisfazioni assolutamente paragonabili alle bici muscolari, ma ad un mercato infinitamente più ampio rispetto a quello del ciclismo classico. È quindi ancora presto per parlare di maturazione, forse è più appropriato pensare a una prima presa di coscienza da parte dell’industria europea e non solo tedesca, delle reali potenzialità di un mercato tutto ancora da costruire. BL: Come vedi la bici elettrica nel mercato italiano? M: La vedo molto bene. Noi siamo un popolo di individualisti ed edonisti capaci di inseguire il piacere dei sensi in ogni momento, per appagare il nostro ego. Saranno le e-mtb le prime ad affermarsi, grazie all’apertura mentale dei biker che, storicamente, hanno sempre avuto il desiderio di sperimentare. Saranno poi loro a trasmettere l’entusiasmo anche ai non ciclisti portandoli a pedalare lungo i sentieri prima e lungo le piste ciclabili poi scoprendo che con una eBike si riescono anche a coprire distanze altrimenti difficili da affrontare con la sola forza muscolare per chi non è allenato… e a quel punto anche noi italiani, che usiamo la bici esclusivamente come strumento sportivo, scopriremo che in realtà è anche un ottimo mezzo di trasporto, per andare tutti i giorni al lavoro, spostarsi nel weekend per andare al lago evitando le code, o per andarci in vacanza. E sarà a quel punto che anche la pubblica amministrazione capirà che per guadagnare i voti del popolo dei ciclisti dovrà creare le infrastrutture. Quanto ci vorrà? Purtroppo non ho la sfera di cristallo, ma posso ipotizzare un lasso di tempo che va dai 5 anni per la prima fase ai 15 per l’ultima fase, o forse anche meno! BL: Mtb elettrica e bici elettrica: una diversa evoluzione? M: Non credo avranno evoluzioni diverse, credo piuttosto, almeno per il nostro paese, che avranno tempi di evoluzione, o meglio di accettazione da parte del pubblico, diversi. È incredibile, nei paesi nordici dove piove molto più spesso che da noi usano la bici quotidianamente, mentre nella terra del sole sembra farci paura l’acqua. Che sia colpa dell’apprensione delle nostre madri che fin da bambini ci urlano dal terrazzo di non correre, di metterci la canottiera, di non sudare e di non giocare con l’acqua altrimenti ci viene la febbre? Ogni giorno è un giorno perfetto per uscire in bici, basta sapere come vestirsi. BL: Brose, Impulse, Yamaha, Bafang, Continental, Shimano: i concorrenti mid drive di Bosch, che rimane comunque il leader del mercato, sono sempre più numerosi e agguerriti. Quali le differenze? La concorrenza tra le aziende è quanto di più stimolante e positivo ci possa essere in un sistema economico come in quello in cui viviamo. Ogni concorrente compete creando evoluzione, migliorando le prestazioni, diminuendo i pesi e abbassando i prezzi per riuscire ad affermarsi sul mercato e chi ne trae i vantaggi è il consumatore finale, che può scegliere. Tutti i sistemi sono validi fino a quando ci saranno clienti che li sceglieranno. BL: Secondo il tuo parere, l’ultimo arrivato della Bosch, il CX, è l’evoluzione del Performance? Credo che non si possa definire un’evoluzione, ma piuttosto una declinazione. Il motore, se ci fai attenzione è sempre lo stesso, ad eccezione forse di piccoli dettagli che permettono di sopportare la generosa coppia sviluppata dal CX. Quello che cambia è il software di gestione che risponde a un tipo diverso di clientela. Active è la declinazione per chi cerca comfort, autonomia, grande versatilità e facilità d’uso, magari abbinato al cambio automatico eShift e ormai solitamente abbinato alle city bike; Performance, per chi vuole prestazioni senza dover rinunciare all’autonomia abbinata a un’erogazione costante e vigorosa che arriva quasi a raggiungere il CX, grazie alla possibilità di configurare la curva di erogazione offerta dal Nyon. Se interpreto bene Bosch presumo che abbia sviluppato il CX come il mid motor dedicato ai biker che vogliono scalare le montagne più ripide e spianare i sentieri più impervi grazie ai 75 Nm di coppia. BL: Alcuni nostri lettori ci chiedono perché Yamaha monta la doppia corona e Bosch no. Quello della doppia corona è un tema interessante, nei mesi scorsi si leggeva sui forum di una eventuale introduzione di una doppia corona da parte di Bosch, ma in realtà si è trattato di una notizia falsa: anche il mercato delle muscolari sta andando proprio nella direzione opposta, ovvero quella del monocorona. Bosch credo abbia sposato questa filosofia grazie ai nuovi sistemi di trasmissione con pacco pignoni dal range piuttosto ampio come quelli proposti da Sram negli ultimi due anni, con rapporto minimo da 10 per arrivare ai 42 denti o Shimano da 11 a 40 o 42 (e ora fino al 46, con la nuova cassetta 11-46, N.d.R). Queste soluzioni, abbinate al pignone singolo da 14, 15, 16 o 17 fino ad un massimo di 22 denti permettono ai costruttori di avere sempre la soluzione ideale per ogni tipologia di bici. La demoltiplicazione interna di 2,5 fa girare il motore al suo regime ideale, così da sviluppare la coppia necessaria senza provocare surriscaldamento o affaticare inutilmente l’unità, a tutto vantaggio della sua longevità. BL: Cosa mi puoi dire dei prossimi sviluppi software? M: Non posso dirti nulla, anche perché ne so ancora troppo poco, di certo è che ne vedremo delle belle! Ci sono software house che si stanno dedicando esclusivamente ad App dedicate al mondo della bici, alcune molto sofisticate, come ad esempio Cobi; ma anche la stessa App Mission Control della Specialized Turbo Levo sviluppata per il motore Brose. BL: Integrazione col telaio: pensi che per la mtb sia la soluzione ideale? M: I clienti sono ancora combattuti, alcuni vogliono che il motore e la batteria si vedano, altri vorrebbero che fossero assolutamente invisibili anche sui telai con i sottili tubi in acciaio. Francamente ritengo che all’integrazione totale ci arriveremo tra qualche anno, ma per ora è comodo poter avere la batteria esterna che risulta così facile da estrarre e altrettanto facile da sostituire con una già carica o con quella di un amico che magari l’ha sfruttata meno per raggiungere entrambi la meta senza dover ricorrere alla sola forza delle gambe per coprire gli ultimi chilometri. BL: Nm, Wh, Am, sono sigle che a volte dicono poco o nulla: come si possono rendere più leggibili agli utenti e come trovare uno standard per confrontarle adeguatamente? M: Sono tutte unità di misura e le rispettive definizioni non sono difficili da trovare, ma quello che conta è come i valori dichiarati vengono espressi. Mi spiego meglio, i Nm (Newton/metro) rappresentano la coppia del motore, quella che ci aiuta in salita, mentre i Watt rappresentano la potenza, quella che serve per mantenere la velocità, e bisogna sapere se questi valori sono di picco o misurati a regime di rotazione (quindi costante) all’asse, al pignone o alla ruota. Solo paragonando valori calcolati nello stesso modo si possono poi anche fare dei confronti. Allo stesso modo i Wh (Watt/ora), che rappresentano la capacità della batteria, ma per capire se quello che acquisto è un “serbatoio” più o meno grande lo devo confrontare con l’efficienza del mio sistema e con il rapporto tra peso e densità di energia. Non sempre infatti una batteria da 650Wh garantisce più autonomia di una batteria da 400Wh, mantenendo naturalmente costanti peso del biker, stile di guida, profilo degli pneumatici, percorso, rapporti utilizzati, temperatura esterna ecc… BL: I prezzi delle ebike caleranno? M: Sì e no! Sì nel senso che ci saranno presto ottime ebike ad un prezzo più “amichevole”, ma per chi vorrà il top il prezzo si manterrà sostenuto. BL: Marzio, le chiacchierate con te sono sempre piacevoli e utili, ma questa domanda non te l’ho fatta in fiera te la faccio ora: Gary Fisher ha detto che la “mtb elettrica soppianterà la mtb tradizionale”, che ne pensi? M: Conosco Gary da tanti anni, a quei tempi lavoravo in Marzocchi e lui ci chiese di sviluppargli la prima forcella da 29”… devo ammettere che di errori nelle sue previsioni ne ha fatti pochi. Ma qui stiamo parlando di una vera rivoluzione le cui conseguenze sono facilmente immaginabili anche da chi non è del settore, altrimenti i colossi dell’automotive non si sarebbero avvicinati a questo mondo. I pedalatori continueranno ad esistere, questo sia chiaro, ma la massa sarà motorizzata: come c’è sempre chi preferisce fare le scale, ma la maggior parte prende l’ascensore.