Tutto sulla Bicicletta Elettrica a pedalata assistita bicilive.it 2 Aprile 2017 Wiki ebike La bici elettrica – detta anche ebike – è una bicicletta in cui è stato aggiunto un motore elettrico che aiuta il ciclista durante la pedalata: quest’ultima risulta così “assistita” e facilitata. L’evoluzione della bicicletta elettrica parte nel lontano 1895 negli Stati Uniti. Il suo scopo, allora come oggi, è quello di facilitare l’utilizzo della bicicletta: essa non viene più vista unicamente come mezzo di trasporto ma anche come fonte di svago. In questo articolo di BiciLive.it introdurremo tutti gli aspetti della bicicletta elettrica a pedalata assistita, approfondendo in seguito ogni singola tematica. Cominceremo spiegando cos’è, la sua storia, quali vantaggi derivano dal suo utilizzo, il funzionamento, i componenti, il costo di acquisto e di esercizio, la sua futura evoluzione. L’obiettivo finale è quello di fornirvi gli strumenti per conoscere, valutare e scegliere consapevolmente la vostra eBike. La bicicletta elettrica è adatta a tutti e può essere usata in ogni occasione. Il Sommario della Guida alla bici elettrica a pedalata assistita Eccovi un elenco degli argomenti che tratteremo in questo articolo sulla bici elettrica. Vi ricordiamo che, per dubbi, chiarimenti o suggerimenti, potete scriverci sia commentando l’articolo oppure attraverso il nostro form di contatto. Biciclette elettriche: che cosa sono? Biciclette elettriche: a cosa servono? Biciclette elettriche: dove le posso utilizzare? Biciclette elettriche: quanto costano? – Costo del mezzo in sé – Costo della ricarica – Costo della manutenzione Come funziona una bicicletta elettrica? – Caratteristiche – Potenza – Velocità – Coppia motrice – Livelli di assistenza – Autonomia Come è fatta una bici elettrica? – Motore – Batteria – Centralina – Sensori – Display – Telaio – Luci – Cambio – Gomme – Trasmissione – Sospensioni – Freni Come scegliere la bicicletta elettrica – Tipologie – Scegliere la motorizzazione – Scegliere la batteria – Scegliere i comandi al manubrio Domande frequenti Il sistema elettrico è l’insieme di motore, batteria e display, oltre che i sensori di cadenza e di sforzo. Vi insegniamo a utilizzarlo al meglio! Biciclette elettriche a pedalata assistita: che cosa sono? La bicicletta elettrica a pedalata assistita è un veicolo ibrido che unisce la nostra forza muscolare a quella elettrica di un motore. La spinta aggiuntiva interviene unicamente quando pedaliamo ed è in grado di aiutarci a mantenere uno sforzo minore e omogeneo nella pedalata. La si può definire con molti nomi e acronimi, alcuni inglesi e alcuni nostrani: eBike (Electric Bike), BIPA (Bicicletta a Pedalata Assistita), PEDELEC (Pedal Electric Bike) o EPAC (Electric Pedal Assisted Cycle). Non fatevi confondere, se l’assistenza interviene solo quando pedaliamo si parla sempre della stessa cosa. Non tutti sanno che la bicicletta elettrica ha una storia abbastanza antica. Si ritiene che sia nata ufficialmente nel 1895 con il brevetto dell’inventore americano Ogden Bolton Junior. Successivamente altri inventori hanno alimentato l’evoluzione del mezzo nelle loro cantine. Il più famoso è sicuramente il magnate Howard Hughes che da ragazzino nel 1913 inserì un motore elettrico nel triangolo del telaio della sua bicicletta. Nel 1946 il designer anglo-americano Ben Bowden creò il Bowden Spacelander. Grazie al suo design futuristico per l’epoca è considerato il primo modello di bicicletta elettrica, precursore della futura commercializzazione e produzione di massa. Oggi la bicicletta elettrica a pedalata assistita è al culmine della sua evoluzione tecnologica e culturale. Protagonista indiscussa di eventi e fiere molto importanti, come l’Eurobike (che si svolge a Friedrichshafen, in Germania, sin dal 1991) e l’altrettanto memorabile CosmoBike Show (a Verona, in Italia, dal 2015). La sua fama è dovuta al suo potere di generare e coniugare efficienza nel trasporto, benessere fisico ed ecosostenibilità. Tutto condito dal divertimento e libertà che solo una bicicletta sa donare. Biciclette elettriche: a cosa servono? Ma le biciclette elettriche a cosa servono? Le finalità della bicicletta elettrica sono molteplici. Semplicemente, possiamo servircene per fare meno fatica quando pedaliamo in città andando al lavoro senza sudare. Oppure, usando l’aiuto elettrico, siamo in grado di percorrere più chilometri e raggiungere luoghi inesplorati o difficilmente accessibili a causa di salite impegnative. Quando viaggiamo non pensiamo più solo all’auto o alla moto ma anche alla bicicletta elettrica. La disciplina del “Bikepacking”, dove tutto l’occorrente per il viaggio, inclusa la tenda, si trasporta sulla bicicletta ne è un esempio. Anche gli operatori turistici scelgono il noleggio della bicicletta elettrica come valore aggiunto all’offerta commerciale. L’assistenza elettrica è impiegata anche nelle hand bike e aiuta le persone con disabilità a non rinunciare mai al benessere sportivo. Coloro che non hanno tempo di allenarsi possono divertirsi pedalando in compagnia con la mountain bike elettrica, detta eMTB. Anche gli agonisti ne traggono beneficio in salita, ottenendo uno sforzo più omogeneo fra arti superiori e inferiori, e in discesa, guidando un mezzo più fisico e molto allenante. Si usa la bicicletta elettrica anche in ambito lavorativo come mezzo di trasporto di merci o persone, soprattutto negli ambienti urbani in cui l’automobile non può accedere come aree pedonali e riservate a pedoni e velocipedi. Viene consigliata come opzione riabilitativa dopo infortuni agli arti inferiori, durante la fisioterapia. Una bicicletta elettrica rende accessibile l’esercizio fisico a tutte le fasce di età. Regala quella tipica sensazione di libertà della bici senza doversi sforzare eccessivamente. I pesi caricati sul mezzo diventano magicamente più leggeri. Pedalare con una eBike è divertente invece che faticoso. Non dimentichiamo che la eBike è sempre un mezzo ecologico che mantiene un’efficienza elevatissima. L’impatto sull’ambiente è minimo se paragonato a quello di un automobile a combustione. Le batterie al Litio possono essere riutilizzate con l’ausilio di moderni processi di riciclo, che sfiorano percentuali del 90%. La scelta di una bicicletta elettrica contribuisce a rallentare il processo di inquinamento. Grazie alle mountain bike a pedalata assistita (eMtb) i biker meno allenati possono percorrere itinerari impegnativi e quelli in forma possono cimentarsi in uscite più lunghe o preservare le forze e concentrarsi sulle discese. Bici elettriche: dove le posso utilizzare? Da un punto di vista legislativo, la bicicletta elettrica a pedalata assistita gode degli stessi vantaggi di un velocipede, quali la possibilità di percorrere piste ciclabili e zone a traffico limitato, l’esenzione dall’obbligatorietà assicurativa, non è richiesta targa, patente e possiamo perfino decidere di non indossare il casco. Quest’ultimo aspetto non lo consideriamo un vantaggio: il casco è una scelta di vita, indossiamolo sempre. Per mantenere questo status deve rispettare l’Articolo 50 del codice della strada in cui si stabilisce che il motore elettrico non deve superare i 250 Watt di potenza continua, l’assistenza elettrica deve sempre essere subordinata alla pedalata e si deve disattivare superati i 25 km/h di velocità. Se tutte queste condizioni non dovessero essere rispettate, la nostra eBike sarebbe considerata alla stregua di un ciclomotore sprovvisto di targa e assicurazione e noi alla guida senza casco né patente. Le sanzioni sono salate e possono essere sia civili che penali. Biciclette a pedalata assistita: quanto costano? Arrivati a questo punto vi chiederete: quanto costa una bicicletta elettrica a pedalata assistita? Questa è una bella domanda, perché il costo è estremamente variabile. Sicuramente è influenzato dalla qualità generale, dalla leggerezza e dalle prestazioni. Al prezzo di acquisto iniziale dobbiamo sempre considerare il costo della ricarica e il costo della manutenzione per avere sempre un mezzo affidabile e sicuro. Costo del mezzo in sè Il prezzo di una bicicletta elettrica a pedalata assistita è estremamente variabile, quasi quanto l’offerta commerciale odierna. Esso dipende da molti fattori: il livello tecnologico, la qualità dei materiali, gli allestimenti e la destinazione d’uso. Quando si decide di volere una eBike bisogna prima distinguere fra due mondi distinti: l’universo delle biciclette nate elettriche pronte all’uso e quello dei “kit di conversione”. Quest’ultimi sono in grado di fornire alla maggior parte di velocipedi muscolari l’assistenza elettrica aggiuntiva, attraverso l’apporto di componenti elettronici e meccanici. Vi invitiamo ad approfondirne l’anatomia in questo articolo di approfondimento. Iniziamo dal prezzo minimo. Una bicicletta elettrica di fascia bassa “entry level”, completa e pronta all’uso, attualmente parte da 400/600 euro. In questi casi la qualità e le prestazioni globali sono fortemente limitate. Sono mezzi pesanti che in genere montano batterie al piombo che non superano i due anni di vita utile* e i 30 km di autonomia. Queste eBike dispongono in genere di un solo sensore (quello di pedalata) che permette sì di essere assistiti ma senza la sensazione di “simbiosi” che si prova nei modelli più evoluti. Diversamente, se si acquista un kit di conversione, con la cifra iniziale possiamo ottenere componenti di qualità discreta, con anche una batteria al Litio, più leggera e longeva del piombo. Per quanto riguarda un’eBike di fascia media siamo intorno ai 1.000/1.500 euro, di cui fanno parte biciclette elettriche affidabili per l’utilizzo quotidiano e con autonomie che superano i 40 km. Per esigenze particolari riguardo a prestazioni e leggerezza si spende anche dai 2.000/5.000 euro. Questi prezzi li troviamo frequentemente su eMTB e eCargo che richiedono materiali e progettazioni all’avanguardia della tecnica. Oltre i 5.000 euro si collocano le “Dream eBike” che oltre a essere ultra prestanti e leggerissime sono accessoriate con le ultime tecnologie disponibili. In molti casi la leggerezza estrema di qualsiasi componente può pregiudicarne l’affidabilità nel tempo. Dobbiamo considerare sempre l’utilizzo finale che faremo della nostra eBike. Chiaramente una Formula Uno non è pensata per la destinazione d’uso di un’utilitaria e viceversa. Le eBike hanno un costo più elevato rispetto alle biciclette tradizionali ma sono sempre più numerosi i noleggi dove è possibile provarla. Costo della ricarica Il costo per ricaricare la batteria è irrisorio se paragonato alla spesa per l’acquisto della bicicletta elettrica. Infatti basta un rapido confronto fra il costo al KWh (1000 Watt usati in un’ora) della vostra bolletta di casa e la capacità della batteria espressa in Wh (quanti Watt può fornire per un’ora). Per ipotesi se pagate 20 centesimi di euro ad ogni KWh consumato in casa e la vostra batteria può immagazzinare 500 Wh, pagherete 10 centesimi in energia per una carica completa. Considerando che la batteria non dovrebbe mai essere a livello 0%, pagherete anche meno. Il calcolo è così semplice perché il processo di carica ha un’efficienza molto vicina al 100%. Praticamente tutta l’energia spesa viene immagazzinata dalla batteria. Ipotizziamo che con 500 Wh la nostra bicicletta elettrica possa percorrere in media 70-80 chilometri, quale sarebbe il costo di percorrenza con un auto tradizionale a benzina? Attualmente un litro di benzina costa 1,5 euro e nel ciclo urbano saremmo in grado di percorrere circa 15 chilometri. Per coprire la medesima distanza che fornisce una ricarica della eBike, quindi 10 centesimi, in automobile spenderemmo 7 euro! Costo della manutenzione Quanto costa la manutenzione di una bicicletta elettrica? Il costo di esercizio di una bicicletta elettrica è variabile e dipende dalla tipologia e dalla frequenza di utilizzo. Il motore elettrico non ha bisogno di particolare manutenzione. Deve essere mantenuto asciutto e lubrificato con un normale spray lubrificante secco, in modo da non raccogliere la sporcizia della strada. La centralina, se ben sigillata, non ha bisogno di nulla. La batteria invece, più che di manutenzione ha bisogno di molta cura soprattutto quando non la utilizziamo. Infatti la sua longevità dipende dalla temperatura e dalla carica residua di stoccaggio. Per prolungarne la vita dovrebbe essere conservata in un luogo freddo ma non troppo vicino allo zero. Il frigorifero è un ottimo esempio di clima congeniale alla batteria. Inoltre dovrebbe sempre avere un livello di carica intorno al 50%. Per quanto riguarda i componenti meccanici, questi sono più sollecitati rispetto alla bici tradizionale, per via della velocità media superiore e del peso maggiore della bicicletta elettrica. In particolare i freni, i copertoni e la trasmissione (solo in presenza di motore centrale) sono soggetti a usura precoce. Non è possibile fornirvi una cifra univoca ma posso fare un esempio rappresentativo basato sul costo annuale che ho calcolato sulla mia bicicletta elettrica utilizzata per gli spostamenti urbani. Carico in media 3 volte a settimana la batteria spendendo grosso modo 40 centesimi, quindi 40 cent per circa 52 settimane fanno 20,8 euro. Per il motore spendo 15 euro di bomboletta lubrificante (che uso anche per la trasmissione). I copertoni li cambio ogni 2 anni ed essendo antiforatura mi costano 30 euro l’uno. La trasmissione (corona, catena, pacco pignoni) la sostituisco ogni 2 anni spendendo circa 100 euro. I freni sono a disco e le pastiglie mi durano 1 anno, con 30 euro in totale le sostituisco. Sommando tutto ottengo 145,8 euro. In questa cifra non è incluso il costo di un eventuale meccanico professionista che consiglio fortemente se non siete in grado di operare sulla vostra bici in tutta sicurezza. Per avere un’idea del mio costo chilometrico bisogna considerare anche l’usura della batteria. La mia è durata circa 4 anni con un prezzo di acquisto di circa 400 euro. Quindi annualmente ho speso circa 250 euro. Non ho tenuto conto dell’usura di componenti più duraturi come le ruote e il movimento centrale che non ho ancora cambiato. L’ultimo anno ho percorso circa 6240 km. Se dividiamo il costo con il chilometraggio annuale otteniamo il prezzo al chilometro. 250 diviso 6240 fa 0,04 euro. La ricarica completa di una batteria al litio standard di una bicicletta a pedalata assistita ha un costo di circa 10 centesimi. Come funziona una bicicletta elettrica? Quando usiamo per la prima volta una bicicletta elettrica proviamo una sensazione di stupore e di felicità. Si avverte una propulsione invisibile e silenziosa, sembra una magia. In realtà,a livello tecnico il motore elettrico è alimentato da una batteria e viene controllato da una centralina che gestisce la spinta aggiuntiva in base alla lettura di valori biometrici e ambientali. I valori sono forniti in tempo reale da una serie di sensori che possono essere posizionati esternamente sul telaio o all’interno dei componenti stessi. I sensori misurano la cadenza (il numero di pedalate al minuto), la velocità della bicicletta, la frenata (sensori di cut off). Nei modelli più evoluti anche lo sforzo, cioè la pressione che esercitiamo sui pedali. Le caratteristiche di una eBike Ora viene naturale chiedersi se la forza e la durata di questo aiuto elettrico sia uguale in tutti i modelli. I livelli di assistenza regolano l’intensità dell’aiuto elettrico ma esistono dei parametri come la potenza, la velocità, la coppia motrice e l’autonomia, che esprimono le performance. La potenza Da un punto di vista scientifico la potenza è definita come la quantità di energia trasferita nell’unità di tempo. Nella pratica l’avvertiamo come l’intensità di spinta. Un motore potente è in grado di fornire un’assistenza più energica, a volte anche brusca se non viene gestita bene dalla centralina. Ricordate il detto “La potenza è nulla senza controllo” è esattamente quello che può succedere se l’elettronica non è tarata bene. Una potenza ben gestita si avverte dall’omogeneità e continuità di spinta. Per l’Articolo 50 del Codice della Strada italiano la potenza massima (nominale) che può esprimere il motore elettrico su strade pubbliche è di 250 Watt. Per nominale si intende “media”. Può capitare infatti che nelle partenze e in particolari situazioni di stress del motore esso generi potenze di picco superiori ai 250 watt. Nelle aree private chiuse alla circolazione o in pista non esiste limite di potenza. Velocità La velocità si definisce come la quantità del cambiamento di posizione in funzione del tempo. Nella vita quotidiana è associata al tempo richiesto per raggiungere una destinazione. Nel sistema metrico internazionale si misura in m/s (quanti metri percorsi in un secondo). Per comodità la misuriamo in km/h (quanti chilometri percorsi in un’ora). Per l’Articolo 50 del codice della strada Italiano la velocità massima raggiungibile con l’aiuto del motore elettrico è di 25 km/h. Questo limite si riferisce alla velocità assistita e non alla velocità massima raggiungibile senza assistenza. Oltre i 25 km/h il motore smette di assisterci, disattivandosi. Ma noi possiamo tranquillamente viaggiare a velocità superiori con la sola forza dei nostri muscoli. Esistono degli accessori detti “speed tuning” che nella maggior parte dei casi ingannano la centralina e riescono a farci assistere dal motore fino a velocità di oltre 40 km/h. L’utilizzo di queste soluzioni è illegale su strade aperte alla circolazione pubblica. Inoltre invalidano la garanzia della eBike perché sottopongono sia i componenti elettronici che meccanici ad uno stress elevato, per il quale non sono stati progettati. Le conseguenze diventano ancora più serie in caso di incidente con terze parti coinvolte mentre si è alla guida di una eBike manomessa: il nostro consiglio è non farsi ingannare dai sistemi di speed tuning, sono più i contro che i pro. Coppia motrice La coppia motrice è legata alla potenza ma non è la stessa cosa. Esprime la forza di rotazione del motore e si misura in Nm (quanti Newton a un metro dal centro dell’asse motore). Il punto di interesse in una bicicletta elettrica dove misurare la forza di rotazione è il contatto fra suolo e copertone motrice. Nel caso di un motore al mozzo la coppia è costante perché dipende dalla dimensione della ruota e dalla forza rotativa del motore stesso. Invece in un motore centrale, che sfrutta le marce del cambio, la coppia trasmessa al suolo è variabile proprio come la velocità, perché dipende dal rapporto scelto. Da notare che la coppia non basta per andare veloci, serve anche una velocità di rotazione elevata. Il motore elettrico di un argano ad esempio ha una coppia elevatissima ma se lo montassimo sulla bicicletta non girerebbe abbastanza veloce per assisterci fino a 25 km/h. I livelli di assistenza I livelli di assistenza possono essere molteplici e nelle centraline più evolute anche programmabili e personalizzati. Per esempio, attraverso una combinazione di tasti, possiamo aggiungere o rimuovere i livelli. Se la centralina lo prevede possiamo collegarla al computer e rendere i livelli lineari o progressivi. Un numero elevato di livelli corrisponde ad una scelta più ampia e sfumata, permettendoci di ottimizzare il consumo di energia. La durata della batteria dipende dal livello di assistenza, dal carico e dal percorso. L’autonomia delle eBike L’autonomia in meccanica si riferisce a quanto tempo una macchina può funzionare senza rifornirsi di energia. Nella bicicletta elettrica è indice di quanta strada (km) possiamo percorrere prima che la batteria si scarichi del tutto. Il valore dichiarato all’acquisto è indicativo perché dipende da molti fattori. L’autonomia in primo luogo è determinata dalla quantità di energia che la batteria contiene e dalla velocità con cui la può rilasciare. Bisogna sempre considerare entrambe queste caratteristiche. Una batteria che immagazzina una grande quantità di energia ma non riesce a fornirne a sufficienza, oltre che rovinarsi precocemente, si surriscalderà perdendo l’energia in calore. L’autonomia dipende anche da attriti volventi e dinamici. L’attrito volvente è causato dalla rotazione dei copertoni sul terreno mentre quello dinamico è generato dall’impatto con l’aria. Un carico molto pesante sulla bicicletta elettrica contribuisce a diminuire l’autonomia perché aumenta l’attrito volvente. Una superficie frontale molto ampia invece aumenta l’attrito dinamico perché non permette all’aria di defluire velocemente. Pensate che con una city eBike in assenza di vento, a 25 km/h, più del 50% della forza motrice serve per vincere l’attrito dinamico con l’aria stessa. Il livello di assistenza scelto influenza profondamente l’autonomia residua della bicicletta elettrica. Nei modelli più avanzati leggiamo sul display la stima dell’autonomia residua che varia in tempo reale cambiando il livello di assistenza stesso. La pendenza del percorso è un’altra condizione che influenza l’autonomia. Il percorso in salita consuma molta più energia di un percorso pianeggiante. Un percorso in discesa potrebbe aumentarla se il motore al mozzo funzionasse da freno ricaricando la batteria. Come è fatta una bici elettrica? Una eBike si compone di un motore elettrico, una batteria, comandi al manubrio, una serie di sensori e un’elettronica di controllo detta centralina. La natura e la disposizione di tutti questi componenti è variabile e determina la tipologia di bicicletta elettrica. L’aumento di peso del mezzo rispetto a una bici muscolare varia di solito da un minimo di 3 kg ad un massimo di 6 kg e richiede un telaio solido, impianto frenante adeguato, sospensioni ben regolate e copertoni robusti. Il motore Il motore elettrico è il “muscolo” che esercita la spinta. Si suddividono in due tipologie: motore a spazzole (in inglese detto brushed, ormai poco diffuso) e motore a induzione (detto brushless). I motori a spazzole hanno un’efficienza minore perché la corrente passa attraverso delle spazzole che, sfregando contro un collettore, dissipano una parte di energia in calore. Nei brushless invece l’energia viene trasmessa per induzione e non per contatto. Dall’esterno non si percepisce la differenza fra i due se non per il rumore maggiore che genera il brushed per via dell’attrito interno. Il motore a spazzole è ormai in disuso: il mercato ha preferito il brushless per la sua maggiore longevità ed efficienza. Il motore si può distinguere subito dalla posizione sulla ebike; attualmente ne esistono quattro tipologie principali: Motore nel mozzo della ruota anteriore o posteriore, detto motore al mozzo o in inglese hub motor. – motore sotto o al posto della scatola del movimento centrale, detto motore centrale o in inglese mid drive motor. – motore in prossimità del copertone anteriore o posteriore, detto motore a rullo o motore a frizione in inglese roll drive motor o friction drive motor. – motore invisibile alla vista perché si trova all’interno delle tubazioni del telaio e più precisamente vicino al movimento centrale con cui si interfaccia un sistema di ingranaggi. A volte in produzione per mantenere il motore compatto è necessario aumentarne la coppia con una riduzione meccanica con ingranaggi in teflon o acciaio. I motori brushless e brushed che utilizzano questo sistema sono chiamati geared (con ingranaggi). Hanno una ruota libera interna che permette di pedalare senza far girare il motore. Nel caso dei motori al mozzo i geared non oppongono resistenza magnetica o meccanica quando sono spenti perché non si muovono. Pedalare senza assistenza con i geared è meno faticoso ma quando attivi non sono in grado di agire come freno motore per caricare la batteria. I motori brushless o brushed senza ingranaggi sono chiamati gearless (senza ingranaggi). Sono mediamente più pesanti avendo magneti permanenti più grossi. Possono agire come freno motore ricaricando la batteria. Ma quando sono spenti oppongono una piccola resistenza alla rotazione causata dal cosiddetto “effetto Hall”. Si creano delle “correnti parassite” che si oppongono al movimento del motore. Come illustrato, il motore a frizione può essere posizionato in diversi punti della bicicletta. La batteria La batteria è il cuore della eBike, ed è ciò che le fornisce energia. La possiamo trovare in diversi punti della bici ma la posizione in questo caso non fornisce alcun elemento sulle sue caratteristiche interne. Quindi in un bell’involucro si può nascondere una batteria di scarsa o di alta qualità e viceversa. Vediamo dove si possono trovare: Batteria al posto del porta borraccia, all’interno di un contenitore integrato con le grafiche e linee del telaio per armonizzare il più possibile l’estetica. È la più classica delle posizioni e a volte la si trova nascosta dentro a una borraccia finta. Batteria nel portapacchi posteriore, inserita all’interno di un alloggiamento che permette di caricare pesi sul portapacchi senza gravare sulla batteria stessa. Batteria sotto sella, la possiamo trovare in una scatola rigida o in un borsello in generale di piccole dimensioni. Batteria sul manubrio, la più rara perché se è pesante pregiudica seriamente la manovrabilità della bici. Batteria posizionata fra ruota posteriore e telaio, necessita di una struttura progettata apposta per accoglierla. Batteria integrata nel telaio, in questo caso la batteria si trova all’interno del telaio o in mezzo al telaio come elemento portante. Batteria nello zaino, la batteria viene inserita in una tasca apposita dello zaino che la tiene il più possibile vicino alla schiena per minimizzare il carico sulle spalle. La batteria di una e-mtb può essere esterna o integrata nel telaio come nell’illustrazione a sinistra. La centralina La centralina è il cervello della eBike: oltre a valutare quanta energia fornire al motore, influenza la nostra percezione di assistenza perché ne regola tutte le dinamiche utilizzando i dati acquisiti dai sensori. La si può trovare esterna oppure integrata nel motore o nella batteria. Centralina esterna: è separata dal resto dei componenti. In genere è contenuta dentro a un parallelepipedo metallico provvisto di zigrinature o alette per il raffreddamento poiché come il motore, si surriscalda durante il funzionamento. Si collega fra batteria e motore con i cavi di potenza che hanno una sezione più ampia rispetto ai fili elettrici che si connettono con i sensori e i comandi sul manubrio. Alcuni modelli prevedono il collegamento via wireless fra questi ultimi e la centralina in modo da semplificarne il montaggio e ottenere un estetica ancor più pulita senza dover nascondere per forza i fili. Centralina integrata: nasce incorporata con il blocco motore o con l’involucro della batteria. È più compatta, occupa meno spazio e tutti i collegamenti sono protetti da urti e intemperie ma ne deriva una difficoltà di accesso che rende più complessa la sostituzione o la riparazione. Inoltre, se integrata nel blocco motore, il calore generato dai due si somma richiedendo un sistema di raffreddamento adeguato. I sensori I sensori rappresentano i sensi della centralina, gli strumenti con cui si interfaccia con noi e l’ambiente circostante. Dove si trovano i sensori nella eBike? Il PAS (Pedal Assist System) misura la cadenza. Il sensore di campo magnetico si fissa in genere a sinistra fra movimento centrale e telaio a un distanza non superiore di 4/5 millimetri dalla superficie del disco. Il quale si posiziona invece sul perno del movimento centrale fra pedivella e telaio. Non è sempre visibile dall’esterno in quanto potrebbe essere inserito all’interno del blocco motore. Sensore di velocità – Come nel ciclocomputer, lo troviamo montato sul telaio o sulla forcella da un lato, a 4/5 millimetri dal magnetino che si fissa su un raggio della ruota. Sensori di Cut-Off – Rileva l’azionamento dei freni permettendo alla centralina l’interruzione dell’assistenza. Si trovano di solito integrati nelle leve e rilevano il movimento della leva o la pressione delle dita sulla stessa. Per i soli impianti frenanti a filo, li possiamo vedere sotto forma di un piccolo cilindro nella parte terminale della guaina vicino alle pinze dei freni. Il cilindro rileva il movimento del filo metallico quando azioniamo il freno. Sensore di sforzo – Misura la coppia espressa dal ciclista nell’atto della pedalata che è indice del suo sforzo fisico in quell’istante. Ve ne sono tre tipi: il primo misura la torsione e si trova all’interno del movimento centrale ed è quello più comune e sensibile. Il secondo si riconosce facilmente perché sembra un guida catena: in realtà misura la tensione della catena e si trova vicino alla guarnitura nella parte alta della trasmissione. Non è compatibile con i motori centrali perché quando questi entrano in funzione mandano già in tensione la catena. L’ultimo sensore di sforzo misura una deformazione minima del forcellino destro posteriore del telaio e non garantisce la stessa sensibilità dei precedenti. Lo si nota da una placca di plastica che ricopre il forcellino da cui esce un filo. Il display La console di comando di una bicicletta elettrica è la sua voce e il suo udito, il canale di comunicazione che usiamo per monitorare il suo stato e per impostare il suo comportamento. Ne esistono vari tipi, dalla più spartana alla più tecnologica. Vediamone insieme le sfumature. Console analogica – Provvista di accensione e interruttore per regolare l’intensità di assistenza, da 2 a 6 livelli o più, non ha luci, non è provvista di alcun indicatore sullo stato di carica della batteria. Console digitale – Ha in genere pulsanti e indicatori luminosi che danno informazioni sull’accensione, sul livello di assistenza selezionato e sullo stato di carica della batteria. Nelle versioni più moderne ha in dotazione anche un display LCD che fornisce tutte le informazioni citate in precedenza più le funzioni (alcune o tutte) che si trovano sui ciclo computer (velocità attuale e media, distanza percorsa, orologio, cardiofrequenzimetro, GPS…). Console digitale Bluetooth – Comprende tutti i vantaggi della digitale ma può connettersi allo smartphone visualizzando chiamate, messaggi, musica e l’integrazione con altre App supplementari. In alcuni modelli non è compreso il display supplementare e tutte le informazioni vengono visualizzate direttamente sullo smartphone tramite app dedicata. Alcune console digitali permettono, tramite il tasto Reset, di azzerare i dati. Fatelo ad ogni uscita per ottenere il giusto chilometraggio rimanente. Il telaio Deve essere robusto e moderatamente elastico per sopportare il peso e le sollecitazioni in maniera sicura e duratura. I materiali più adatti allo scopo sono l’acciaio, il titanio, il carbonio e l’alluminio. Qual è quello più adatto a una bicicletta elettrica? L’acciaio è tenace, elastico, economico e duraturo. I suoi punti deboli sono il peso e la sua tendenza all’ossidazione. Il titanio è un materiale più leggero ed è robusto quasi come l’acciaio, senza il problema della ruggine. Il suo svantaggio è rappresentato dal costo elevato. Il carbonio è molto leggero, robusto ed elastico, relativamente costoso. Non si arrugginisce come l’acciaio ma risulta fragile all’impatto con corpi contundenti. L’alluminio è il materiale più diffuso per la produzione di telai per biciclette ed eBike, grazie ai suoi bassi costi di produzione in serie. Conferisce molta rigidità al telaio che risulta essere molto reattivo ma meno confortevole sulle asperità. L’alluminio ha il pregio di non arrugginirsi e il grande difetto di “invecchiare”. Per la sua natura chimica, l’alluminio ogni volta che viene sollecitato subisce delle minime alterazioni al suo interno che sfociano in una inevitabile rottura. Diversamente dai materiali citati in precedenza l’alluminio ha un tempo di utilizzo limitato che viene calcolato in base alla frequenza e all’entità delle sollecitazioni incamerate. Nelle biciclette elettriche con motore al mozzo, oltre al peso aggiuntivo, bisogna considerare anche un’altra forza distruttiva per il telaio: la torsione dell’asse del motore in accelerazione. Quando il motore si muove incontra la resistenza del terreno e l’asse motore tende a ruotare nel verso opposto. Esso viene tenuto fermo dai bulloni di serraggio, dalla sua forma squadrata e da rondelle anti-rotazione. Se l’asse motore dovesse ruotare romperebbe i forcellini della forcella (motore anteriore) o del telaio (motore posteriore). Il rischio sarebbe quello di perdere la ruota per strada cadendo rovinosamente senza preavviso. La forza della torsione è proporzionale all’aumento della coppia del motore. Per motori a norma di legge (con potenze fino a 250 Watt) inseriti in forcelle o telai di acciaio e titanio, il rischio rottura è molto basso perché i forcellini sono molto resistenti. Nel carbonio, le zone su cui poggia l’asse motore in genere sono fatte di acciaio o alluminio. Oppure il metallo ricopre il carbonio per dissipare la forza su di un’area maggiore. L’alluminio, per quanto rigido e solido possa sembrare, offre protezione a lungo termine solo se è nuovo e se ha gli spessori sufficienti. Una forcella in alluminio che non è progettata per accogliere un motore al mozzo ha i forcellini molto piccoli e sottili, i quali non sono sufficienti a garantire affidabilità nel lungo termine. Per evitare che la rotazione dell’asse motore stressi forcella o telaio si può utilizzare un supporto metallico ancorato al telaio. Esso è chiamato “Torque Arm”. Se si acquista una eBike nata elettrica, il telaio dovrebbe essere progettato per sopportare il peso e le sollecitazioni aggiuntive. Quando invece si acquista un kit per elettrificare una bicicletta tradizionale, oltre a valutare l’affidabilità e la potenza del suo impianto frenante dovete fare attenzione al telaio. Se la bicicletta è stata usata, l’alluminio è sconsigliato in quanto potrebbe sembrare nuovo esteticamente ma essere invece vecchio internamente. I telai di carbonio delle biciclette muscolari sono pensati per essere performanti e super leggeri. Non sono quindi adatti a sopportare la massa aggiuntiva di un kit elettrico. L’affidabilità dell’acciaio e del titanio danno una garanzia maggiore a patto che non vi sia ruggine e non abbiano percorso migliaia di chilometri su terreni troppo accidentati. Per essere sicuri che non vi siano crepe nei tubi o nelle saldature bisognerebbe fare un’analisi ai raggi X. Attenzione ai telai in acciaio molto vecchi, potrebbero avere le tubazioni unite dalla colla e non saldate. Con il passare del tempo la colla tende a seccarsi e a perdere il suo potere adesivo. Il telaio potrebbe smontarsi letteralmente in prossimità delle giunzioni. Le biciclette a pedalata assistita si possono attrezzare per il bikepacking e sono il mezzo ideale per il cicloturismo e i viaggi in montagna. Le luci L’impianto di illuminazione di una bicicletta elettrica è in genere più potente rispetto a quello tradizionale di una bici muscolare, perché può attingere energia direttamente dalla batteria. L’energia prelevata, seppur minima incide però sull’autonomia generale. In presenza di un guasto alla batteria potremmo rimanere senza luci. Per questi motivi sempre più aziende preferiscono affidare il funzionamento delle luci led alle dinamo nel mozzo, che non diminuiscono l’autonomia. Con l’ausilio di condensatori rimangono accese anche quando si è fermi per diversi minuti. In ogni caso, consiglio sempre di avere a portata di mano piccole luci di emergenza indipendenti. L’intensità di illuminazione si misura in lumen (lm). Si definisce come l’intensità luminosa equivalente ad “una candela alla distanza volumetrica di uno steradiante”. Tralasciando la complessa definizione scientifica, per darvi un’idea dell’ordine di grandezza, i fari abbaglianti della vostra auto esprimono circa 1900 lumen. Per una bicicletta elettrica da città che percorra zone dotate di illuminazione pubblica bastano anche 100 lumen per la luce anteriore. Per vedere bene su percorsi completamente bui servono luci da 800 lumen a salire. Se il terreno è accidentato servono due sorgenti di luce: una sul manubrio per avere distanza di visuale e una sul casco per illuminare direzionalmente le buche e comprenderne la profondità, oltre che per far luce nella stessa direzione in cui guardiamo. Il cambio Il cambio della bicicletta elettrica è lo stesso che si utilizza sulla bici muscolare. La eBike però è un veicolo tecnologico che richiama innovazione. Sulle bici elettriche è sempre più frequente l’utilizzo di cambi di ultima generazione. Dal cambio Rohloff interno al mozzo con 14 rapporti capace di variare rapporto da fermo al NuVinci a variazione continua, che oltre a cambiare da fermo e mentre si pedala ha un numero di marce infinito. Esistono modelli all’avanguardia con cambio automatico: impostando la cadenza desiderata, la centralina si occuperà dell’intera gestione dei rapporti, lasciandoci soltanto il piacere di pedalare e di goderci il panorama. Le gomme I pneumatici di una bicicletta elettrica possono avere una spalla più rigida per compensare l’aumento di peso riducendo il rischio delle cosiddette pizzicature. La spalla è la parete esterna della gomma fra battistrada e cerchione della ruota. Un copertone da bicicletta è un intreccio ordinato di fili di tela incapsulati nella gomma. La rigidità della spalla è rappresentata da un valore detto TPI. Esso indica numero di fili presenti per pollice (il pollice misura l’area di superficie). Questo rapporto determina anche la flessibilità che è proporzionale alla scorrevolezza. I copertoni pensati per la bicicletta elettrica hanno valori bassi di TPI, sono più rigidi e mostrano una scarsa flessibilità. Pedalando con l’aiuto del motore non avvertiamo la differenza. Se però l’assistenza venisse meno, ecco che il peso, aggiunto ad una scorrevolezza penalizzata, renderebbero la pedalata più faticosa. Il discorso è diverso per i nascenti copertoni pieni o airless cioè privi di aria al loro interno. La tecnologia si basa su un polimero che presenta una struttura alveolare di microscopiche celle che si comprimono, simulando la deformazione di un copertone pieno di aria. La scorrevolezza è buona, non si devono gonfiare ed è impossibile forare; presentano anche una durata maggiore. L’unico difetto è che attualmente per renderli compatibili con i cerchioni comuni il sistema di fissaggio non permette di toglierli facilmente. Anzi nella maggior parte dei casi, per eventualmente riparare i raggi della ruota, i copertoni airless devono essere tagliati. Il costo, ad oggi, è doppio rispetto ad un buon copertone antiforatura standard. I componenti di una bicicletta elettrica sono molteplici e quando la si sceglie è opportuno valutare l’utilizzo che se ne vuole fare: per il commuting, per il cicloturismo o per l’off-road. La trasmissione La trasmissione delle biciclette elettriche è la stessa delle bici muscolari. Si compone di corona o corone anteriori, catena, rocchetto e ruota libera posteriori. Quello che cambia è la sua usura nel tempo. La vita della trasmissione è dettata dalla larghezza della catena, dalla qualità dei materiali e dalle condizioni di utilizzo. Ma soprattutto dalla tipologia di motorizzazione. Prendiamo in analisi il motore al mozzo: esso trasmette la forza motrice direttamente al copertone per mezzo della ruota. In questo caso la trasmissione viene sforzata meno e avrà una longevità superiore rispetto alla bicicletta tradizionale. Viceversa un motore centrale consumerà precocemente la trasmissione perché ne fa un uso diretto. Facendo una stima molto approssimativa, rispetto ad una bici non elettrica, il motore al mozzo raddoppia la vita della trasmissione, mentre il motore centrale la dimezza. Le sospensioni Le sospensioni delle eBike differiscono unicamente nella taratura. Hanno cioè un assetto più rigido per far fronte all’incremento di peso e di masse in movimento. Una sospensione è composta da due elementi. Il primo incamera l’energia cinetica e la rilascia velocemente per essere pronto ad incamerarne altra. Può essere una molla o un pistone ad aria. Lo scopo del secondo elemento è quello di regolare la velocità del rilascio di energia del primo, chiamata “ritorno” o “rebound“. Si usa un sistema idraulico ad olio per frenare il ritorno della molla o del pistone. In quasi tutte le forcelle esiste un registro che regola la velocità del passaggio d’olio, che è proporzionale alla velocità della decompressione del primo elemento. Per ottenere un assetto più rigido nelle sospensioni a molla si può “precaricare” la molla (se la forcella lo prevede), oppure sostituirla con una più dura alla compressione. Nel caso delle sospensioni ad aria basta aumentare la pressione nella camera stagna del pistone con una pompa per ammortizzatori. La variazione di assetto è richiesta quando cambia la conformazione del terreno o quando c’è una variazione di peso del carico sulla bicicletta elettrica. I freni La massa di una bicicletta elettrica è maggiore e quindi è più difficile da fermare. Per questo motivo i freni oltre che essere in perfetto stato devono essere potenti. Per alcuni modelli da città e per alcune città (quelle pianeggianti) i freni V-brake sono sufficienti per garantire sicurezza in frenata. Ma i V-brake, pur essendo i più potenti freni a filo con pastiglie di gomma, non offrono la stessa prestazione dei freni a disco, soprattutto in condizioni di bagnato, neve o fango. Lo sfregamento dei pattini contro il cerchio non è costante e dipende troppo dallo sporco o dalla taratura della ruota (cerchione storto non allineato). I freni a disco risolvono tutti i problemi del V-brake avendo potenza frenante costante in tutte le condizioni. Le pastiglie dei freni a disco si consumano molto meno e permettono di percorrere più chilometri. Inoltre il disco di ricambio è molto più economico di una ruota nuova. Le sospensioni e i freni di una bicicletta a pedalata assistita sono molto simili a quelli di una bici tradizionale, le differenze sono costituite dalla taratura delle sospensioni e dalla potenza frenante: in entrambi i casi devono tener conto della maggior massa del mezzo. Come scegliere la bicicletta elettrica Oggi vi sono svariate tipologie presenti sul mercato progettate e pensate per soddisfare al 100% specifici utilizzi. La domanda che dobbiamo farci per scegliere bene la nostra bicicletta elettrica è: “Dove e come la useremo?”. Saranno proprio i luoghi e le modalità di utilizzo a guidarci nella scelta della bici elettrica giusta per noi. Non esiste infatti la migliore in assoluto, ma esiste la eBike migliore per un determinato impiego. Le tipologie di eBike La bicicletta elettrica ha subito un’evoluzione costante e specifica nel tempo. Probabilmente è il veicolo che si è specializzato maggiormente nella storia. Oggi abbiamo a disposizione una eBike praticamente per ogni situazione, vediamo le principali tipologie. La eBike da città è un mezzo comodo e scattante che può caricare agevolmente la spesa. Se invece volete scalare le colline o montagne nel tempo libero allora avrete bisogno di una eBike da montagna dette anche eMTB. Viaggiate molto in treno? Siete a rischio furti e non volete mai separarvi dalla bici? Esistono le biciclette elettriche pieghevoli che diventano piccole e compatte per essere trasportate ovunque. Desiderate portare grossi carichi sul mezzo, inclusi magari i vostri figli o i vostri cani? Allora ci vuole una cargo eBike detta anche eCargo. Pedalare su qualsiasi terreno anche nevoso o sabbioso oggi è possibile con la fat eBike. Naturalmente ogni tipologia contiene al suo interno delle sfumature concepite per soddisfare ogni personale esigenza. Scegliere la motorizzazione La scelta della motorizzazione determinerà la natura della eBike. Non esiste il migliore motore in assoluto ma esiste il migliore motore per un determinato utilizzo. Che cosa abbiamo intenzione di fare con la nostra eBike: percorsi pianeggianti, percorsi in collina o salite in montagna? Ogni tipologia di motore ha le sue caratteristiche e attitudini. Vediamole nel dettaglio per aiutarvi a scegliere consapevolmente. Il motore nel mozzo è adatto a percorsi pianeggianti perché, come il motore a rullo, ha la trazione diretta sulla ruota e non sfrutta il cambio della trasmissione per variare la sua coppia motrice (come fa invece il motore centrale). Il motore centrale è adatto per affrontare impervie salite e terreni sconnessi in cui si richiede dalla eBike la massima agilità e manovrabilità. Tutto ciò è possibile grazie all’utilizzo del cambio della bicicletta in trazione e alla sua posizione che garantisce un baricentro basso ed equilibrato. Il motore a rullo ha il vantaggio di pesare meno di un chilogrammo, risultando quindi leggerissimo rispetto agli altri che oscillano da 2 a 6 kg. I più recenti motori sono nati per il modellismo ed essendo molto piccoli possono essere montati e rimossi tramite supporti in pochi secondi. Quasi tutte le eMtb montano il motore centrale in quanto garantisce una migliore manovrabilità grazie al baricentro basso ed equilibrato. La scelta della batteria è molto importante perché l’affidabilità, l’autonomia e la manovrabilità della bicicletta elettrica ne dipendono fortemente. Dobbiamo valutare la chimica della batteria e il posizionamento sulla eBike. La chimica determina le prestazioni elettriche mentre la posizione influisce sulla facilità di guida. La chimica della batterie più diffusa attualmente è quella al Litio che garantisce elevate prestazioni con pesi contenuti. Quali sono le posizioni migliori della batteria nelle biciclette elettriche? Come per i motori, la batteria deve essere il più possibile vicino al terreno e centrale. In posizione bassa perché quando curviamo, inclinando la eBike, andremo a spostare meno massa. Centrale perché su un terreno sconnesso l’unica zona della bicicletta che tende a rimanere immobile è quella intorno al movimento centrale. La batteria sul tubo obliquo (al posto della borraccia) è abbastanza bassa e al centro, mentre non si può dire la stessa cosa della batteria sul portapacchi. Da evitare assolutamente bici con batteria sul manubrio perché il peso in alto e sbilanciato sull’anteriore ne rallenterà la sterzata. In alcuni modelli la batteria è integrata nel mozzo insieme al motore. L’estetica della bici è più pulita ed essenziale. Questa soluzione concentra tutto il peso nel mozzo posteriore e può rendere la ruota molto pesante. Discorso a parte per la batteria nello zaino perché non essendo sulla bici è l’unica posizione che lascia la ciclistica della bicicletta elettrica libera da qualsiasi impedimento. Con questa configurazione otteniamo grande manovrabilità a fronte di un aumento minimo di 2 chili in più nello zaino. Per non appesantire spalle e schiena la batteria dovrà essere più vicino possibile al corpo, avere una forma piatta in modo da coprire tutta la superficie della tasca in cui è contenuta e garantire la massima sicurezza. Meglio se a contatto con una protezione antiurto e ignifuga fra la batteria e il vostro dorso. Il filo elettrico che uscirà dallo zaino passerà dietro di voi e oltre che essere elastico dovrà avere un connettore di sicurezza che si staccherà in caso di caduta senza strapparsi. La batteria può trovarsi in varie posizioni in base al modello di eBike: la posizione ideale non esiste, dipende dall’utilizzo che se ne fa. Scegliere i comandi al manubrio I comandi di solito non possiamo sceglierli, ovvero sono compresi con la eBike. Alcuni preferiscono non avere nulla sul manubrio per semplicità e interfacciarsi solo con lo smarthpone via bluetooth. Altre persone preferiscono avere tutte le scelte e le informazioni a portata di mano. La posizione dei comandi sul manubrio è più ergonomica essendo vicino alle mani. Le mountain bike sono soggette a cadute frequenti e il display si potrebbe danneggiare facilmente. Per questo motivo molti modelli sono estraibili o posizionati in zone meno esposte. Il costo di un display di ricambio può superare i 100 euro. Meglio rimuoverlo se c’è rischio di caduta. In ogni caso quasi tutte le bici elettriche funzionano lo stesso anche senza comandi e display a patto di aver impostato preventivamente tutti i parametri. Domande frequenti Sono tante le domande che si fa chi si avvicina al mondo delle ebike per la prima volta. Ne abbiamo raccolte alcune in queste righe ma se i nostri lettori ne hanno altre possono inviarcele in Redazione, saremo felici di dare loro una risposta. Con una bicicletta elettrica si fatica o no? Sfatiamo subito il detto: “Con una eBike non si fa fatica”, perché non è assolutamente vero. Dal motore riceviamo sì dell’assistenza ma che non sostituisce mai al 100% il nostro sforzo. Con la bicicletta elettrica si fa meno fatica che con una muscolare a parità di distanza. Ma se raddoppiamo la distanza otteniamo lo stesso sforzo fisico della bici muscolare. Il sensore di sforzo rende la fatica fisica anche più costante e sopportabile sulle salite. Ma quanto posso pedalare con una bici elettrica? Che autonomia massima ha? Dipende principalmente da quanta energia è contenuta nella batteria. Questa si misura in Wh (Wattora). Oggi sul mercato indicativamente si va da un minimo di 200 Wh che permettono di percorrere dai 20 ai 40 km, a un massimo di 600 Wh che consentono autonomia dai 50 ai 100 km. L’autonomia è un valore variabile perché dipende anche da altri fattori come: il vento, il peso caricato sulla bici, il livello di assistenza scelto, il dislivello del percorso, il modo di pedalare, la pressione delle gomme, la temperatura esterna (con il freddo le batterie durano meno), ecc. La bici elettrica pesa tanto, non faccio più fatica? Il peso aggiuntivo non rappresenta un ostacolo finché siamo assistiti dal motore. Se la massa aggiuntiva è ben distribuita in posizione bassa e centrale si avverte poco anche su terreni accidentati. Se l’assistenza venisse a mancare per un guasto o per mancanza di autonomia, dovremmo portarci appresso tutto il peso aggiunto. La batteria si può rimuovere mentre non si può dire la stessa cosa del motore al mozzo o del motore centrale. Solo il motore a rullo si può estrarre senza pregiudicare la funzionalità meccanica della bici, quindi attualmente è l’unica soluzione realmente portatile ed estraibile. Perché batteria e motore assieme possono pesare anche soli 3 chilogrammi, permettendoci di portarli nello zaino e trasformando al momento la eBike in una bicicletta pura senza pesi rilevanti aggiunti. Hanno collaborato alla realizzazione di questa Guida Federico Cavallari Cecilia Turchelli (illustrazioni) Alessio Valsecchi Matteo Cappè Stefano Bogo Claudio Riotti