Il doping del motore aiuterà la diffusione della bicicletta elettrica? Elvezio Sciallis 23 Marzo 2016 Brainstorming La recente scoperta del motorino nella bicicletta di Femke Van den Driessche, in occasione della prova femminile under 23 dei campionati mondiali di ciclocross, tenutasi a Zolder, ha portato alla ribalta una nuova tipologia di doping nel ciclismo. Gli ispettori UCI hanno classificato il caso come frode tecnologica e, anche se si tratta del primo caso attivamente punito nella storia del ciclismo, i sospetti su queste pratiche aleggiavano da parecchio tempo e la notizia, in effetti, ha stupito più o meno solo il pubblico generalista. Doping e ciclismo vanno a braccetto da più di quanto ci piaccia ricordare: i nomi di molti immensi campioni di questo sport sono legati anche ai nomi di varie sostanze dopanti e, man mano che i controlli diventano più stretti e attenti, vengono escogitati nuovi modi per sfuggire al controllo anti-doping. A guardare la foto, possiamo dire che, con il suo tentativo di frode tecnologica, la Van den Driessche è proprio finita nel fango. E il problema non è certo confinato all’ambito dei professionisti: molti fra noi conosceranno vari ciclisti della domenica, per non parlare di altri sport e discipline, che, per dirla in gergo, non esitano a “bombarsi” con ogni tipo di sostanza, e il campo amatoriale è purtroppo affollato di persone che cercano di capire come vincere con il doping e come evitare i controlli anti-doping. C’è da provare un certo abbattimento ma, superando lo sconforto e cercando di pensare positivo, la frode tecnologica della Van den Driessche ha innescato anche alcuni ragionamenti diversi e originali, ben raccolti da BikeBiz in un suo recente articolo. Gli statunitensi, da sempre pragmatici, hanno cercato di cogliere l’aspetto migliore della notizia e Jay Townley, che di biciclette e marketing se ne intende molto, ha dichiarato che sebbene il doping del motore sia pratica ridicola, potrà comunque allargare il mercato delle biciclette elettriche a pedalata assistita, facendole conoscere a un numero maggiore di persone. Pete Prebus, ex professionista della mountain bike e ora a capo di Electric Bike Report, ha anche lui parlato di gesto imperdonabile, che ha però diffuso il concetto di e-bike anche presso il pubblico che non segue il ciclismo. Un esempio di come funziona il doping del motore, come riportato dalla rivista Bicycling. com Sempre secondo Prebus, le pedelec sono state fino a questo punto percepite come mezzi pesanti, bruttini e rivolti a consumatori anziani, mentre ora cominciano a essere viste sotto una luce diversa. La frode tecnologica potrebbe quindi, in maniera indiretta, aiutare le vendite delle biciclette elettriche, permettendo a molte persone sia il piacere di un modo di pedalare diverso da quello tradizionale, sia l’occasione di poter correre come un campione, anche se “dopato”. E in questo potranno essere utili anche i kit di conversione quali Add-e e molti prodotti simili. Non dimentichiamo mai che, pur con vari risvolti negativi, la storia del ciclismo è anche la storia della tecnologia, della medicina e della ricerca scientifica, che riguardi il mezzo o il corpo dell’atleta. E ricordiamoci che, oltre al doping illegale, ci sono anche vari modi per migliorare le proprie prestazioni rispettando tutte le norme e regole: da una corretta alimentazione a una buona preparazione, fino a scelte innovative, come ci illustra il nostro Riccardo Tempo nel suo articolo Plantari ciclismo, come guadagnare watt con i trasduttori di forza. Sempre a cura di Tempo, potreste essere interessati a leggere un caso di doping che, oltre a essere illegale, non porta nemmeno a qualche tipo di vantaggio durante la gara: Andare in bici, gli effetti della cannabis.