Vuoi ridurre le emissioni di gas a effetto serra, metterti in forma e creare nuovi posti di lavoro?
Allora vai in bicicletta.

La tendenza è questa, lo avevamo capito dai segnali che venivano dai risultati dei report periodici di mercato.

Ma questa è la ciliegina sulla torta: la conclusione del primo studio completo sulla industria ciclistica europea, commissionato dalla ECF (European Cyclists’ Federation) che dettaglia un’economia ciclo che impiega più di 655.000 persone in settori come la vendita al dettaglio, la produzione, gli investimenti nelle infrastrutture e il turismo.

Solo nelle due ruote l’industria del ciclo sta creando più posti di lavoro di alcuni importanti settori europei.

Per esempio crea più posti del settore calzaturiero di alta moda in Europa (388.000), del settore dell’acciaio (410.000), e delle tre grandi case automobilistiche degli Stati Uniti (Ford, General Motors e Chrysler, 510.000 posti insieme).

Una spinta decisiva e un grande impulso al mercato ciclo la sta imponendo la prepotente diffusione della ebike.

Non dimentichiamoci che nel 2013 si è arrivati al milione di pezzi venduti in Europa e nel 2014 il milione si è superato di gran lunga!

Holger Haubold, responsabile delle politiche economiche e fiscali della EFS (che ha commissionato lo studio), ha detto che la bicicletta permette a città e paesi di ridurre le emissioni di carbonio senza ostacolare la crescita economica. “Lo studio dimostra che le città e le comunità dovrebbero tener conto dei numerosi vantaggi della bicicletta quando si prendono decisioni di investimento nel campo della mobilità”, afferma Haubold.

“Emerge che questi benefici non solo consistono nella riduzione della congestione del traffico urbano, emissioni ridotte di anidride carbonica, il miglioramento della qualità dell’aria e il miglioramento della salute pubblica, ma favoriscono anche una spinta della crescita economica e la creazione di posti di lavoro”.

In questo momento il 3% dei viaggi compiuti da cittadini dell’Unione europea è effettuato in bicicletta.

Lo studio sostiene che, se tale numero dovesse raddoppiare, si potrebbero avere oltre un milione di posti di lavoro legati alla bicicletta entro il 2020. Da segnalare poi che l’avvento delle ebike e la loro diffusione hanno reso possibile la creazione di nuovi itinerari cicloturistici: laddove era possibile effettuare tour alpini o traversate di lunga percorrenza solo a persone allenate, ora con la bici a pedalata assistita questo è permesso praticamente a tutti.

In questo modo si ampliano in maniera esponenziale sia il bacino di utenza, sia i potenziali cicloturisti.

Ma un problema piuttosto grave è la fiducia della gente circa la sicurezza negli spostamenti in bicicletta.
 Anche se la bici è un modo relativamente sicuro come mezzo di trasporto, la percezione della sicurezza personale potrebbe essere diversa individualmente.

Uno dei modi principali per rendere le persone più sicure in bicicletta? Farle andare su strade non condivise con i veicoli.

In Italia con le piste ciclabili urbane siamo indietro rispetto al resto d’Europa, ma si stanno sviluppando tantissimo gli itinerari turistici per ebike. Diversi comprensori e amministrazioni locali, soprattutto montane, hanno avviato progetti per la realizzazione e la tracciatura di percorsi adatti alle ebike, con una assistenza per la ricarica delle batterie con colonnine lungo il tracciato e altri servizi dedicati.

È il caso della Fondation Gran Paradis in Val d’Aosta che ha un programma molto ambizioso di diffusione di itinerari per ebike coinvolgendo massicciamente gli operatori del posto. Naturalmente non solo operatori del settore ciclo.

La Federazione Europea dei Ciclisti sostiene che il 10% del budget speso dagli stati UE per il trasporto dovrebbe essere dedicato alle infrastrutture legate alle biciclette. Ciò si tradurrebbe in 205 miliardi dollari in benefici economici per l’Europa attraverso il risparmio in costi sanitari e di carburante, emissioni di carbonio ridotte, e posti di lavoro creati dalle vendite nel turismo in bici e biciclette.

Tutto questo dimostra come la Green Economy, e nella fattispecie l’incentivazione della mobilità dolce, alimenti non solo un mercato di settore, quello del ciclo, ma anche un indotto su tutta l’economia in generale.

“Incredibile, ma lo sapevamo”, mi viene da dire.

Ma com’è che i nostri amministratori pubblici sono così ciechi? Io mi chiedo se in giro per l’Europa ci vadano solo per farsi vedere in TV.

In Germania e in Olanda gira il 70 % delle bici presenti in tutta Europa con un indotto economico da far invidia alle aziende automobilistiche, e con impatto ambientale zero!

Addirittura ad Amsterdam, in questi giorni, è stato inaugurato un tratto di pista ciclabile costruita con pannelli solari particolarmente resistenti. È un’applicazione sperimentale, solo un primo tratto di Pista Ciclabile Solare, che attualmente fornisce energia pulita ad un paio di famiglie olandesi.

In un paese come il nostro, dove per la quasi totalità del territorio si potrebbe girare per 365 giorni all’anno con la bici, dove si potrebbero sperimentare migliaia di chilometri di Piste Solari, si vedono invece costruire treni ad Alta Velocità e dismettere le tratte regionali, dove è un’eccezione l’intermodalità mezzi pubblici/bicicletta, dove le piste ciclabili nascono e poi muoiono come parcheggi per le auto.

Tutto è lasciato all’iniziativa locale di pochi illuminati, che hanno scelto la bicicletta come pietra miliare su cui avviare un discorso di economia alternativa.

Quello che vorremmo è che il Consiglio Europeo, tra le sue politiche di sviluppo economico, prendesse atto di quanto da anni ormai è evidente e che gli studi e le esperienze locali affermano, e dia delle direttive precise agli Stati Membri per l’incentivazione della mobilità su due ruote. Perché se queste politiche sono lasciate all’iniziativa locale, allora, l’Europa del Nord, la Mitteleuropa, ci saluterà molto, molto presto.

Tutti su due ruote. A pedali!

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A proposito dell'autore

Da sempre un grande appassionato di natura e bici e accanito difensore dell’ambiente. Lavora come organizzatore di bike tour con il suo Coast2Coast in tutta l'area del Mediterraneo, inoltre da anni collabora come freelance per alcune delle più importanti riviste di mountain bike italiane.